Superbonus solo per chi applica i contratti collettivi, no di FederTerziario.

Alla fazione dei contrari alla norma che subordina il superbonus all’applicazione di alcuni contratti collettivi si aggiunge FederTerziario, la Confederazione italiana del terziario, dei servizi, del lavoro autonomo e della piccola impresa industriale, commerciale e artigiana.

FederTerziario ha proposto di cancellare o modificare la norma che riserva l’accesso ai benefici del Superbonus alle aziende che applicano “contratti del settore edile, nazionali e territoriali, stipulati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

Secondo il Segretario Generale Alessandro Franco, “non si capisce come possa influire sui livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro l’applicazione di questo o quel contratto collettivo”. “La norma favorisce alcune aziende a discapito di altre, introducendo immotivate misure restrittive in tema di concorrenza”.

“Inoltre, insinua la tesi secondo cui l’applicazione di alcuni contratti comporterebbe tout court un maggior grado di salute e sicurezza all’interno dell’impresa. Un ragionamento che non solo è privo di fondamento logico e statistico, ma che ci pone di fronte ad un atavico problema che, ad oggi, risulta ancora irrisolto”.

Su questa norma, voluta dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando e inserita nel DL 13/2022, si sono registrate reazioni opposte: i sindacati dei lavoratori edili e le associazioni datoriali più grandi l’hanno accolta favorevolmente; le associazioni imprenditoriali più piccole, come Confimi Edilizia e Finco, l’hanno definita un ‘abuso legislativo gravissimo’.

Ma tornando alla posizione di FederTerziario, qual è l’atavico problema? “Continuano ad essere emanate numerose norme – spiega Franco – nelle quali si rimanda ai concetti di maggiore rappresentatività, pur senza aver ancora provveduto ad indicare quali siano i criteri, ovvero i parametri, attraverso i quali stabilire quali siano i soggetti maggiormente o comparativamente più rappresentativi a livello nazionale o nell’ambito di determinate categorie produttive”.

FederTerziario contesta anche il riferimento, contenuto nella norma, ai contratti del settore edile, perché “numerose aziende che si occupano di ristrutturazioni per le quali si può beneficiare del bonus del 110%, adottano contratti differenti da quello dell’edilizia, poiché svolgono attività di natura specialistica che rientrano nel campo di applicazione di contratti collettivi differenti. FederTerziario vorrebbe capire quale sia l’orientamento del Governo nei confronti queste aziende, se per poter operare ‘correttamente’ nell’ambito di applicazione della norma, dovranno necessariamente applicare il contratto dell’edilizia pur non svolgendo attività prettamente edili”.

La Confederazione esprime perplessità anche sulla verifica dell’indicazione del contratto collettivo applicato da parte delle Casse Edili oltre che dall’INL e dall’INPS, perché “attribuire tale verifica alle Casse Edili, costituite da alcune associazioni sindacali datoriali, sottoscrittrici di contratti collettivi del settore edile, costituisce un potenziale conflitto d’interesse nonché una posizione dominante di alcune associazioni datoriali e sindacali rispetto alle altre, di cui le prime andrebbero a valutare il grado di rappresentatività”.

Infine, da FederTerziario arriva una proposta per migliorare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro del settore edile. Per ridurre gli infortuni sul lavoro, che nel settore dell’edilizia continuano ad essere numerosissimi, bisognerebbe assumere iniziative per verificare l’osservanza da parte dei datori di lavoro delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché in ordine alla formazione obbligatoria in materia, anche implementando risorse e personale per gli organi a ciò preposti.

 

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