Superbonus 110% e bonus edilizi: limitare la cessione non evita le frodi.

Se c’è una disposizione che ha davvero rilanciato il settore delle costruzioni nel biennio 2020-21, questa non è il superbonus 110%, come non è il bonus facciate 90% (nel 2022 al 60%). Qualsiasi formula di detrazione fiscale si è sempre scontrata con le disponibilità economiche dei contribuenti, la scarsa “cultura” energetica e strutturale e una capienza fiscale che non consente di utilizzare dei bonus per spese importanti come quelle che riguardano la riqualificazione energetica e strutturale degli immobili.

La cessione del credito dopo il Decreto Rilancio

Se c’è un merito che occorre riconoscere al legislatore del 2020 è stato quello di prevedere per la prima volta nel nostro ordinamento un meccanismo di cessione dei crediti fiscali “infinito” che ha trasformato le detrazioni in una moneta virtuale facilmente spendibile e scambiabile nel mercato. La prima versione dell’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ha, infatti, rivisitato il meccanismo di cessione già previsto per ecobonus e sismabonus ordinari, eliminando i limiti di cessione precedentemente previsti.

Un meccanismo che ha certamente funzionato, rilanciando la spesa in edilizia ma che si è scontrato con un problema di gioventù. Benché il sistema delle cessione infinita sia stato pensato per il superbonus 110%, ovvero una detrazione fiscale già densa di sistemi di controllo, l’estensione agli altri bonus edilizi ha generato quello che tutti si sarebbero dovuti aspettare: le tanto reclamate frodi fiscali indivduate dall’Agenzia delle Entrate.

Frodi che in minima parte hanno riguardato gli interventi di superbonus 110% ma soprattutto le detrazioni edilizie senza sistemi di controllo e più facilmente raggirabili: il bonus facciate e l’ecobonus ordinario.

Piange il giusto per il peccatore

E come per il più classico dei proverbi popolari, “piange il giusto per il peccatore”, il legislatore ha deciso di porre rimedio al problema frodi mediante due distinti pacchetti di misure antifrode:

  • il primo con il D.L. n. 157/2021 (Decreto antifrode) poi rimesso nella Legge n. 234/2021 (Legge di Bilancio 2022), con i quali sono stati estesi gli stessi sistemi di controllo già esistenti ed efficaci per il superbonus 110%, anche agli altri bonus edilizi;
  • il secondo con il D.L. n. 4/2022 (Decreto sostegni-ter) e il D.L. n. 13/2022 (Decreto frodi), quest’ultimo abrogato e rimesso nella legge di conversione del primo, che ha eliminato il meccanismo di cessione del credito infinita, limitandolo prima a 1, poi a 2 e infine a 1+2 possibilii cessioni.

E soprattutto con il secondo pacchetto, il sistema ha cominciato un’involuzione che al momento sembra prossimo al collasso.

Superbonus 110%: l’interrogazione al Senato

L’argomento “cessione del credito” è stato più volte oggetto di scontro tra Parlamento e Governo, oltre che di tante interrogazioni parlamentari come quella presentata il 23 marzo 2022 dai senatori Andrea De Bertoldi e Luca Ciriani al Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco.

Dopo aver ricordato le forti ripercussioni economiche post pandemia, aggravate dalla guerra in Ucraina, sul costo delle materie prime, sui consumi e sull’occupazione, e preso atto che le iniziative intraprese dal Governo non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza delle imprese e la capacità produttiva nazionale, i due senatori hanno chiesto se non sia opportuno intervenire con “misure volte a sostenere le imprese italiane, quali l’introduzione di crediti d’imposta volti a compensare i maggiori oneri derivanti dall’aumento dei costi dell’energia, dei quali deve essere garantita la libera circolazione, evitando gli errori che hanno caratterizzato la cessione dei crediti fiscali relativi al cosiddetto superbonus nel settore edilizio, le cui continue modifiche normative e la limitazione a sole tre cessioni hanno generato forti elementi di incertezza nel mercato del credito, frenando in modo considerevole l’avanzamento di interventi agevolati già programmati e ponendo in una situazione di stallo contribuenti ed imprese in procinto di mettere a punto nuovi interventi“.

Secondo i due interroganti “le limitazioni alla circolazione dei crediti fiscali portino, inevitabilmente, ad una minore flessibilità del mercato dei crediti, che non necessariamente risolve le problematiche legate ad abusi e frodi, contro le quali la strada da seguire non è quella di limitare i soggetti titolati ad acquisire o scambiare i crediti, quanto piuttosto quella di introdurre un sistema che garantisca, attraverso una piattaforma finanziaria, l’identificabilità e la continua tracciabilità delle cessioni dei crediti fiscali stessi“.

E proprio per questo motivo si è anche chiesto se non sia necessario introdurre misure urgenti volte a sostenere le imprese italiane, e dunque l’economia nazionale, attraverso l’introduzione di crediti d’imposta per coprire i maggiori oneri derivanti dall’aumento dei costi dell’energia, evitando tuttavia le limitazioni alla loro libera circolazione introdotte per la cessione dei crediti fiscali relativi al superbonus.

Superbonus 110%: la risposta del Ministro dell’Economia

La risposta del Ministro Franco non si è fatta attendere ma non ha soddisfatto le richieste degli interroganti. Il Ministro ha, infatti, parlato delle recenti misure messe a punto con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 e finalizzate alla copertura dei maggiori oneri derivanti dall’incremento dei prezzi dei prodotti energetici sono state rafforzate proprio mediante crediti d’imposta.

Ma, in riferimento al meccanismo di cessione del credito per il superbonus e gli altri bonus edilizi, il Ministro si è limitato a confermare le recenti modifiche per cui “Oltre la prima cessione, si prevede la possibilità di due ulteriori cessioni in favore di istituti di credito e altri intermediari finanziari. Questa disciplina della cedibilità dei crediti risponde a due obiettivi: da un lato, a garantire il pieno esercizio delle facoltà riconosciute ai contribuenti beneficiari delle agevolazioni fiscali; dall’altro, ad attuare un efficace presidio antifrode, impedendo cessioni di credito effettuate da soggetti che non abbiano diritto al credito stesso. Si ricorda infatti che, nell’ambito delle cessioni dei bonus edilizi, sono stati riscontrati significativi fenomeni di frode. Si è quindi intervenuti a salvaguardia degli interessi erariali che non sarebbero adeguatamente tutelati ammettendo la facoltà di cedere i crediti senza limitazioni“.

Si torna, quindi, a puntare il dito contro i danni erariali generati dalla frodi fiscali. Aspetto sul quale in realtà si è già intervenuti con il primo pacchetto di misure antifrode e che, infatti, non ha soddisfatto gli intepellanti che hanno risposto “Signor Ministro, purtroppo devo dichiarare l’assoluta insoddisfazione per una risposta che temevo, ma che speravo potesse cambiare. Non c’è ragione obiettiva – lo dico e lo ribadisco, signor Ministro – per perseverare nell’errore. State perseverando – e lo state facendo davanti a 60 milioni di italiani – nell’errore di prevedere delle limitazioni alla cessione del credito, che non servono a nulla, perché nel superbonus 110 per cento le frodi sono praticamente ridotte allo zero. Nel momento in cui c’è un visto di conformità, laddove i professionisti che lo appongono sono ope legis assicurati e quindi responsabili nei confronti dello Stato, non c’è rischio di frodi. I limiti alla cessione dei crediti portano a un unico risultato, signor Ministro: a paralizzare il mercato. Oggi i plafond sono esauriti. Poste compra solo dai privati e le principali banche nazionali hanno esaurito la capacità fiscale e non comprano. Le chiedo di riflettere davvero. Per il bene degli italiani, ponga fine all’assurda limitazione nella cessione dei crediti d’imposta“.

 

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