Superbonus 110%: 70% dei costi coperti dal maggior gettito fiscale

Benché i detrattori del superbonus 110% e delle detrazioni fiscali non si arrendano mai, dopo il Rapporto sulle entrate tributarie e contributive della Ragioneria Generale dello Stato, arriva dal Censis un rapporto dettagliato sugli effetti economici della detrazione fiscale prevista all’art. 119 del Decreto Rilancio, realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni.

Superbonus 110%: il rapporto Censis

Un rapporto che segue quelli già noti di Nomisma, Ance e del Centro studi del CNI, che evidenzia non solo gli effetti economici generati dal superbonus 110% ma anche quelli fiscali, occupazionali, energetici e ambientali, auspicando una politica industriale di lungo periodo con la consapevolezza che questa è una misura che costa ma che sta facendo del bene al Paese.

Se è vero che del superbonus si può contestare la volatilità normativa come l’aspetto legato all’esecuzione degli interventi (migliorabile) e la cessione del credito (al momento completamente bloccata), è altrettanto chiaro che l’esperienza maturata da maggio 2020 (e studiata da altri Paesi UE) debba essere utilizzata come modello per migliorare uno strumento fiscale che, da quanto si legge nel rapporto Censis, ha avuto un costo ma anche molteplici benefici.

Il rapporto in pillole: gli effetti economici

Partiamo dai dati economici. Il rapporto Censis ha preso in considerazione i dati Enea sull’utilizzo del Superecobonus aggiornati al 31 ottobre 2022 in cui sono stati registrati oltre 55 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Investimenti che secondo Censis hanno attivato:

  • un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto);
  • 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto);

per un totale di almeno 115 miliardi di euro.

Rapporto Censis

Il rapporto in pillole: gli effetti fiscali

L’attivazione di questi investimenti ha naturalmente generato un aumento del gettito fiscale (certificato anche dal MEF) mediante il quale si stima possa ripagare il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici.

Nel dettaglio, secondo una analisi condotta dal Centro Studi del CNI, per una spesa di 55 miliardi di euro in Superecobonus (pari a 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato), totalizzata nel periodo agosto 2020- ottobre 2022, si stima:

  • un gettito direttamente derivante da lavori realizzati con Super ecobonus pari a 22,8 miliardi di euro;
  • un gettito derivante dalla produzione complessiva attivata nel sistema economico di 42,8 miliardi di euro, pari a circa il 70% del valore delle detrazioni a carico dello Stato.

Ciò significa che 100 euro di spesa per Super ecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo. Il Mef ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che proprio il comparto edile abbia considerevolmente contribuito a questa dinamica espansiva delle entrate tributarie.

Il rapporto in pillole: gli effetti occupazionali

Nel 2021 il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno la crescita è stata pari al 25,9% e nel Nord-Ovest al 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord-Est (18,5%).

Si stima che l’impatto occupazionale del Superecobonus per l’intero periodo agosto 2020-ottobre 2022 sia stato pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. Particolarmente rilevante l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette.

Rapporto Censis

Il rapporto in pillole: gli effetti in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale

Altri dati da non trascurare nell’ottica degli obiettivi di efficienza energetica fissati dall’Unione Europea, riguardano l’impatto del Superecobonus in termini di risparmio energetico e di aumento del valore medio immobiliare delle unità abitative che hanno beneficiato della riqualificazione energetica (stimato tra il 3% e il 5% grazie al salto di classe energetica dell’immobile).

Il Censis ha stimato che, sulla base dei dati disponibili, la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas).

Rapporto Censis

Per avere ancora un ordine di grandezza dei costi e dei benefici del Super ecobonus, considerando gli interventi finanziati dagli ecobonus ordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico. La riduzione nelle emissioni di CO2 dovuta agli interventi con il superbonus è stimabile in 1,4 miliardi di tonnellate di mancate emissioni, che contribuiscono alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano e permettono di conseguire risultati importanti nel processo di transizione ecologica del Paese.

Il rapporto in pillole: gli incentivi per una politica industriale di lungo periodo

Il rapporto si conclude con considerazioni di natura industriale e sul futuro di queste detrazioni che cui decisioni andrebbero prese in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.

Secondo il report, nell’insieme occorre considerare che il superecobonus:

  • da un lato ha rilanciato un settore in forte crisi;
  • dall’altro, dopo il periodo iniziale di sperimentazione e messa a punto (anche normativa), ha raggiunto, anche in tempi tutto sommato brevi, un adeguato livello di consolidamento come strumento di incentivazione del sistema produttivo.

Secondo il Censis “L’Italia si trova quindi in una situazione di vantaggio che è importante non dissipare. Sia sul livello normativo che sul know how tecnico il nostro Paese è leader avendo implementato con successo uno strumento che ha dato il via a quell’”ondata di ristrutturazioni” che proprio la Commissione Europea si appresta ad imporre ai singoli Paesi per raggiungere gli obiettivi di risparmio e di transizione energetica“.

Tutti i contenuti del Rapporto Censis

Dopo una premessa di natura generale sul modello per la transizione energetica, il rapporto (che trovate allegato all’articolo) si compone di 4 capitoli:

  1. Efficienza e riqualificazione energetica nel contesto europeo e italiano
    1. La direttiva (ue) 2018/844 sull’efficienza energetica e i risultati attesi (long term strategy e renovation wave)
    2. Il quadro degli incentivi per l’efficienza energetica in italia
  2. Le valutazioni e le misure degli impatti generati da ecobonus e superbonus
    1. Gli obiettivi e le priorità nelle analisi e nelle valutazioni dei diversi strumenti dedicati all’efficienza energetica
    2. Gli impatti e i risultati dei principali bonus edilizi
  3. Elementi rilevanti in un quadro di sostenibilità degli interventi
    1. Strumenti normativi ed effetti sulla finanza pubblica
    2. Concorrenza e complementarità fra gli strumenti di incentivazione
    3. La semplificazione delle procedure e il rapporto con il sistema bancario
    4. Distribuzione territoriale degli interventi e rilevanza sociale dello strumento
    5. Gli effetti sull’offerta e sui prezzi di prodotti per l’edilizia
  4. Le basi per una politica industriale di lungo periodo in Italia
    1. La dimensione pubblica: la qualità degli investimenti garantisce l’equilibrio dei conti
    2. La dimensione delle imprese: la spinta all’innovazione e lo sviluppo delle competenze
    3. La dimensione delle famiglie e degli individui: costi sociali attuali e benefici collettivi futuri
    4. La dimensione del territorio e dell’ambiente: prendere sul serio la sostenibilità

 

lavoripubblici